Recentemente si è assistito ad un primo passo verso una maggiore tutela del rapporto tra madri detenute e figli minori. Vi è stata la prima approvazione alla Camera del progetto di legge che, promuovendo il modello di case famiglia, mira ad evitare ai figli di età inferiore a 6 anni la vita in carcere. Ora il progetto verrà sottoposto al voto del Senato.
L’obiettivo è quello di superare la normativa precedente, la legge n. 62 del 2011, quella che una decina di anni fa istituiva gli Istituti di detenzione attenuata.
Secondo il deputato Paolo Siani, relatore del provvedimento, se si ottenesse esito favorevole anche in Senato le madri detenute potrebbero quindi vivere in case protette e con ogni probabilità riuscirebbero a vivere più serene e a redimersi più velocemente.
Ovviamente beneficio ne trarrà anche il bambino che, soprattutto se nei primi anni di vita, potrà sviluppare le sue capacità psico-fisiche in un ambiente stimolante che lo influenzi positivamente.
Nel testo della legge si propone di escludere l’istituto della custodia cautelare in carcere della donna incinta o della madre di figli di età inferiore a 6 anni con lei conviventi. Ovviamente la stessa disciplina si applicherebbe al padre qualora la madre sia deceduta o impossibilitata ad assistere i figli.
Continueranno ad essere esclusi i casi di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza nei quali il giudice potrà disporre la custodia cautelare negli Icam, Istituti a custodia attenuata per le detenute madri.
Nel testo viene equiparata la condizione dell’ultrasettantenne a quella di un soggetto imputato e genitore unico di una persona con grave disabilità, prevedendo per quest’ultimo la custodia cautelare in carcere solo in presenza di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza.
Anche sull’ordinamento penitenziario il progetto di legge presenta modifiche relativamente a situazioni di concreto pericolo per la commissione di altri reati: si prevede la coordinazione degli istituti della detenzione domiciliare e della detenzione domiciliare speciale con la previsione del ricorso alla custodia attenuata per le detenute madri.
Inoltre, nel testo della legge viene richiesta la collaborazione tra Comuni e Ministero della Giustizia per individuare strutture idonee da adibire a case famiglia protette e a consentire poi il reinserimento sociale delle donne una volta espiata la loro pena.
Milena Adani