Prof. Mario Bassani
La nostra Costituzione affronta il tema della guerra al primo comma dell’articolo 11 per contrastare la finalità di “(…) strumento di offesa e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (…) [1 – Formulazione discussa e approvata dalla Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947]
Tema che trova attualità in presenza di conflitti che infiammano tutti i continenti e che richiama la parola di Papa Giovanni XXIII trasposta nell’Enciclica Pacem in Terris di cui quest’anno si celebra il quarantesimo anniversario della sua pubblicazione [2 – Lettera Enciclica pubblicata l’11 aprile 1963].
Affrontando il tema della guerra si legge nell’Introduzione dell’Enciclica – Capitolo l’Ordine dell’Universo – che “(…) La pace in terra, anelito profondo degli esseri umani, può venire consolidato solo nel rispetto dell’ordine stabilito da Dio (…)” [3 – La preminenza del diritto naturale viene invocata anche nel mondo classico ricordandosi la vicenda di Antigone nell’opporre ad Arconte il diritto degli Dei contro le sue leggi (Sofocle, Tragedia, Atene 442, A.C.). Sul primato del diritto naturale si veda la trattazione di uno dei massimi giuristi del seicento olandese, Hugo van Groot – in italiano Ugo Grozio (1583-1645) nel saggio Della Guerra e della Pace, Amsterdam, 1464].
L’obiettivo del raggiungimento della pace si ritrova anche nel Preambolo della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea che così recita “(…) I popoli d’Europa nel creare tra loro un’unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni (…)”
Le vicende umane non seguono però i canoni morali e l’uso della forza e della guerra è una costante nella storia dell’umanità.
Prendendosi quindi atto della ineluttabilità della guerra, è sempre stata vivo il problema della questione di individuare quando la guerra è giusta. Secondo le categorie enunciate da Aristotele, la guerra è di conquista, o sorretta da ragioni ideali [4 – la partecipazione di volontari alla Prima guerra mondiale era sorretta da sentimenti liberali e democratici per contrastare l’imperialismo degli Imperi Centrali] ovvero da esigenze di difesa.
Da qui si è sviluppata la ricerca della figura di guerra giusta che trova espressione già nell’Antico Testamento quando il Libro dell’Esodo [5 – Es. 3, 7-8 e 3, 19-20] giustifica la forza divina per liberare il popolo di Israele dalla schiavitù d’Egitto e, agli albori del Cristianesimo, Agostino di Ippona (354-430) giustifica la guerra se con essa viene raggiunta la pace e ogni uomo cerca la pace anche facendo la guerra non perché non vi sia la pace ma perché vi sia la pace che essi vogliono [6 – La Città di Dio, XIX, 10], Tesi poi sviluppata da Tomaso d’Aquino (1255-1274) [7 – Summa Teologica, II, 9.40]. La figura della guerra giusta viene tratteggiata anche da Ugo Grozio [8 – cit.] secondo cui la guerra è giusta quando ricorrono le seguenti condizioni: sia dichiarata dalla autorità legittima, sia sorretta da una giusta causa e sia condotta nei modi legittimi.
Quanto all’Enciclica Pacem in Terris, l’uso delle armi è giustificato da esigenze di difesa, ma non deve costituire l’unico mezzo in quanto “(…) prendendosi atto che si diffonde sempre più la persuasione che le eventuali controversie non debbano essere risolte con il ricorso alle armi, ma attraverso il negoziato [9 – ivi, paragrafo 67] perché “(…) i rapporti fra le comunità politiche, come quelli fra i singoli esseri umani, vanno regolati non facendo ricorso alle armi ma nella luce della ragione e cioè nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operata [10 – ivi, paragrafo 62. Più recentemente Papa Francesco nella conferenza stampa del 12 settembre 2022 ha affermato che difendersi non solo è lecito ma anche espressione di amore per la patria].
Riprendendo allora il pensiero di Agostino di Ippona e di Tomaso d’Aquino appare ancora attuale il detto Si vis pacem para bellum.