Sommario: 1. Introduzione. – 2. Il re Salomone e la qualità del buon governo. – 3.
Le qualità del Principe di Machiavelli (1513). – 4. Il politico dell’Utopia (1516). –
5. Conclusioni.
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1. Introduzione.
Quando su Key Editore è stata pubblicata la nostra nota: “Dimenticare
Machiavelli”(1), in ricordo della relazione dell’insigne Prof. Weiler al Meeting di
Rimini del 2022, ci siamo chiesti se con la figura di re Davide, figura biblica di
leader politico e figura ante litteram del Principe dell’illustre segretario
fiorentino. descritta nella Bibbia nel libro di Samuele, potevamo “dimenticare”
Machiavelli essendo già tutto scritto nel libro biblico.
Inoltre: possiamo ancora dimenticare Machiavelli a proposito della figura
biblica del re Salomone, figlio di re Davide e Betsaida?
La risposta a questa seconda domanda è l’oggetto della presente nota (per le
prima rinviamo allo scritto del 2022).
A questo ideale passaggio, tra Davide e Salomone, oltre i contemporanei
Machiavelli e More, ci siamo ispirati leggendo la prolusione che papa Benedetto
fece a Berlino, innanzi al Reichstag il 22 settembre 2011 (2).
(1)cfr.www.focusdiritto.it/2022/10/12/dimenticare-machiavelli/
Il prof. J.Weiler è stato insignito dal premio Ratzinger 2022, poco prima della
scomparsa del papa emerito avvenuta il 31.12.2022. Papa Francesco, ha
comunicato il premio attribuito al prof.Weiler con il motivo che egli ha svolto
temi di fodamentale importanza quali “il rapporto tra fede e ragione giuridica
nel mondo contemporaneo; la crisi del positivismo giuridico” (Conferimento del
“premio Ratzinger” – Discorso del santo padre Francesco,Sala Clementina, 1°
dicembre 2022; www.vatican.va Dicastero per la comunicazione-Libreria
Editrice Vaticana)
(2) Benedetto XVI, Con Dio non sei mai solo, Libreria editrice vaticana,ed.
Rizzoli,2023 .Il discorso al Reichstag del 22/09/2011 è riportato nel testo
a pag.123 e seg.
L’ideale virtù politica del Principe saggio, di cui Machiavelli ne elenca le
qualità (vedi ai capp.15-18 de “il Principe”), è la medesima descritta dal
proclamato santo dei politici Thomas More ,contemporaneo del segretario
fiorentino?
L’allegoria del “buon governo” del Lorenzetti, dipinta duecento anni prima,
contraddice quel paradigma del potere moderno o dobbiamo dimenticare
Machiavelli e More, essendo già tutto descritto nel primo libro dei Re?
A questi interrogativi il presente contributo cerca di dare una risposta ed i lettori,
anche se non condivideranno la tesi, valuteranno il nostro sforzo di chiarire se
sia giusto o meno “dimenticare” Machiavelli, secondo l’ipotesi
weileriana della lettura biblica del libro di Samuele.
2. Il Re Salomone e la qualità del buon governo.
In occasione della sua ascesa al trono, Salomone rivolse a Dio la richiesta della
saggezza per il buon governo: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perchè
sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”
(1Re,3,9).
Con questo racconto la Bibbia, afferma papa Benedetto XVI , “vuole indicarci
che cosa, in definitiva, deve essere importante per un politico” (3), cioè la
volontà di applicare il diritto e la giustizia.
Infatti, che cosa sono gli Stati se non è rispettata la giustizia ed il diritto (noi
diremmo: anche quello internazionale)? Una banda di ladri, sentenziava sant
‘Agostino e la storia testimonia “Una banda di briganti molto ben organizzata”
in territorio tedesco, come ricordava papa Benedetto per la Sua patria, quando lo
Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto e quella banda
organizzata spingeva il mondo intero verso il precipizio!
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(3) Benedetto XVI,op.cit.,pag.124.Il papa continua:” …lo Stato era diventato
lo strumento per la distruzione del diritto-era diventato una banda di briganti
molto ben organizzata,che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo
sull’orlo del precipizio”.(Ibidem,pag.125)
Il re Salomone chiese a Dio la qualità di discernere il bene dall’ingiusto e “la
richiesta salomonica resta la questione decisiva davanti alla quale l’uomo
politico e la politica si trovano anche oggi ” (4), tanto che ancora oggi la
giustizia salomonica rimane paradigma universale del moderno politico, per chi
crede nella giustizia, come la decisione presa da More sulla controversia del
cagnolino conteso tra la seconda moglie dell’umanista inglese ed una povera
donna (5) .
Che Thomas More, amico “diacronico” di Francesco Cossiga, fosse un
“controversista eccezionale” è riconosciuto dal compianto presidente nella
conferenza alla facoltà teologica di Lugano del 1997, alla presenza del vescovo
Corecco, dal titolo “Il potere e la coscienza”, riportata nel testo di Casu a
pag.105 e seg.
Naturalmente la questione di come intendere e discernere il giusto è correlato
alla “coscienza docile” richiesta dal re Salomone, ossia niente altro che “la
ragione aperta al linguaggio dell’essere” (6).
E’ dunque un problema di come riconoscere ciò che è giusto, afferma Papa
Benedetto, di ragione e di natura ,entrambe come fonti del vero diritto: di
ragione e di “coscienza”, come l’aveva già sottolineato San Paolo (Rm 2,14 ss.),
essendo la legge dei pagani (che non seguono la Torà di Israele) iscritta nei loro
cuori , nella loro coscienza.
Qui si introduce il primato della coscienza, come fonte del diritto ,di cui
More fu “grande campione” e per lui tale primato prima che un diritto fu un
dovere ed egli ” … non si appellò ad esso nei casi concreti della sua vita senza aver investigato la
ricerca della verità”. (7
Tale primato della coscienza non è da confondere con il soggettivismo, giacchè
sia More, al pari del cardinale Newman, affermava Ratzinger “… hanno costretto
sè stessi ad obbedire alla coscienza : ad obbedire a quella verità che deve stare
5) Cita l’episodio Antonio Casu mettendo in risalto la giustizia quasi
salomonica di More nel testo da lui curato: “Il potere e la coscienza – Thomas
More nel pensiero di Francesco Cossiga”, ed. Rubettino, 2011, pag.64-65.
6) Benedetto XVI, op.cit. pag.129.Il papa precisa che la vera fonte del
diritto sia per tutti “la ragione e la natura nella loro correlazione” (Ibdem, pag.
128.
7) Così Cossiga, Il primato della coscienza, Conferenza a
Lugano citata alla nota 5), pag.110.
(8) Così Ratzinger citato da Cossiga nella Conferenza
all’Accademia internazionale di filosofia, nel testo di Casu citato nella
nota 5) a pag.131.
Il drammatico momento storico che viviamo (affermava Papa Benedetto) è
dunque di non ridurre la ragione chiusa in una visione esclusivamente
positivistica dove “le fonti classiche di conoscenza dell’ethos e del diritto sono
messe fuori gioco”(9), ma di considerare la grandezza della ragione “aperta” al
linguaggio dell’essere, non chiusa, una ragione come finestra spalancata sulla
realtà e non ragioni come “edifici di cemento armato senza finestre ” (Benedetto
XVI) in cui clima e luce sono autoprodotti senza alcun rapporto con la realtà.
3. Le qualità del Principe di Machiavelli (1513)
Machiavelli scrive il Principe nel 1513 durante l’esilio all’Albergaccio ,dopo la
revoca dell’incarico di segretario nel 1512. L’opera è dedicata a Lorenzo II dei
Medici ed in tale “opuscolo” (così da lui definito) come dalla lettera all’amico
fiorentino Francesco Vettori, descrive i “principati”, quei regni come esempi dai
quali, come disse Cicerone: “historia magistra vitae”, possa valutarsi
fruttuosamente il presente, e si possa chiedere ai fatti storici “ragione” e “saper
vedere le cose discosto”: “disputando che cos’è principato, di quale spezie sono,
come è si acquistono, come è si mantengono, perchè è si perdono” (lettera a
Francesco Vettori del 10 dicembre 2013).
In tale “opuscolo ” sono altresì elencate le cinque più importanti “qualità” che il
principe deve possedere (che sono ritenute buone), per cui i principi sono da tali
qualità considerati meritevoli di lode o, per rovescio, di biasimo.
Il metodo machiavellico de il Principe è essenzialmente quello di attenersi agli
esempi delle “verità concrete”, “lasciando da parte le fantasie che sono state
dette sui Prìncipi” (9) e tra le qualità buone quella della “lealtà” (cap.18).
Insomma Machiavelli applica il metodo di rifarsi: “… all’exemplum, tratto dalla
storia antica e moderna ” (10), della conoscenza tratta dall’esperienza fatta
(“quindici anni che io sono stato a studio all’arte dello stato”) e poi
nell’immedesimazione dei protagonisti : “… parlar con loro,et domandarli della
ragione e delle loro actioni….tucto mi trasferisco in loro ” ( così lettera al Vettori
).
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9) Benedetto XVI, op.cit. pag.130. Che questo momento
drammatico interessi tutti lo riconosce anche Antonio Casu
nella Prefazione ad “Utopia” di Thomas More, ed. Rubettino, 2019,
pag. XXII, citando il dicorso di papa Benedetto al Parlamento federale
tedesco del 22/09/2011.
10) Machiavelli, Il Principe, nella traduzione in italiano moderno di Melograni,
ed., Mondadori, 2012, cap.15, pag.119.
(11 così Gennaro Maria Barbuto, Machiavelli, Salerno editrice, 2013, pag. 129.
Si potrebbe dire che la conoscenza senza esperienza, che è il luogo ove si
apprende la realtà, non vi è vera conoscenza effettuale,ovvero conoscenza del
“mondo reale” (Melograni, op.cit. cap. 15,pag.119). Sta qui dunque la “chiave ”
della conoscenza.
Le altre qualità del Principe, descritte nell’opuscolo, sono come il diritto ed il
suo rovescio: la munificenza e la parsimonia (cap.16), la crudeltà o la clemenza
(cap.17), infine la lealtà (cap.18).
Nell’esame di queste qualità del Principe che non necessariamente devono
tutte essere possedute, almeno il Principe “deve far credere di averle”, giacchè ”
il volgo bada sempre alle apparenze e al risultato ” .
Il segretario fiorentino sembra così descrivere con arguzia il Principe nuovo,che
predica bene e razzola male, come padre Zappata del Carducci!
Quale lealtà alla parola data ha successo per il principe saggio?
Il segretario fiorentino, fedele al suo metodo basato sull’esperienza, accenna a
quei principi (ad es. al principato ecclesiastico Papa Alessendro VI), che poco
tenendo conto della parola data e pur ingannando “… hanno anche saputo
compiere grandi imprese ” (12) .
Vi sono quindi due modi di combattere con onestà e non con l’inganno secondo
Machiavelli e così due modi l’uno con la legge e l’altro con la forza. Quale dei
due metodi deve prevalere nel principe saggio?
Qui Machiavelli introduce la famosa allegoria del centauro Chirone.
Achille ed altri principi dell’antichità furono allevati dal centauro in modo che li
allevasse mezzi uomini e mezzo bestie. Così da questo paragone se ne trae che il
Principe “è dunque costretto a saper essere bestia e deve imitare la volpe ed il
leone”, servirsi così dell’una (natura felina) o dell’altra natura (di uomo): “saper
mascherare bene questa natura volpina ed essere grandi simulatori e
dissimulatori”. (13)
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(12)Machiavelli,op.cit.,cap.18,pag.135.
(13) Machiavelli, op.cit., pag.135 e 137.
Dottor Antonio Petrina