CASSAZIONE: LA PROTEZIONE DELLA MOGLIE IN UN CENTRO ANTIVIOLENZA NON FA VENIRE MENO L’ESIGENZA DI CUSTODIA IN CARCERE DEL MARITO.

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Con sentenza n. 60/2023 la Corte di Cassazione ha affermato che il fatto che la moglie si trovi in un centro antiviolenza non giustifica il riconoscimento all’indagato di una misura cautelare meno afflittiva della custodia carceraria, se il marito è violento e abusa di alcol.

Un divieto di avvicinamento al centro della vita familiare unito ad un obbligo di allontamento del marito stesso gli darebbero comunque troppa libertà di azione secondo la Corte.

La decisione prende le mosse dal seguente caso.

In sede di riesame viene confermata la custodia cautelare in carcere di un soggetto ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia ai danni della coniuge da cui è separato.

Il provvedimento è stato dettato dalla condotta aggressiva dell’indagato, dall’uso da parte sua di sostanze alcoliche e dall’atteggiamento vendicativo nei confronti della sua famiglia, nonostante la moglie e i figli siano stati collocati in un luogo protetto.

L’imputato chiede l’annullamento del provvedimento e contesta la misura della custodia cautelare affermando che, a parere suo, essa viola il principio di proporzionalità visto che la moglie abita in un centro antiviolenza. Egli ritiene, infatti, che tenuto conto del fatto che la signora vive in un contesto protetto sarebbe sufficiente per lui un divieto di avvicinamento unito ad un divieto di allontamento.

La Suprema Corte respinge l’istanza ben motivando la scelta della misura cautelare in carcere sulla base dei seguenti elementi: sono state gravi e ripetute le lesioni personali cagionate alla moglie, accompagnate anche da minacce di morte; è stata dimostrata l’incapacità di controllo dell’indagato dovuta all’abuso di sostanze alcoliche; la collocazione della vittima in un centro antiviolenza non è sufficiente per attenuare la misura applicata stante la pericolosità dell’indagato e l’esigenza di tutela della vittima; una maggior libertà di movimento equivarrebbe ad una maggiore libertà di azione.

Dott.ssa Lucia Massarotti

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