Avv. Fabrizio Salmi – Dott.ssa Lorenza Concordia
In linea generale, l’individuazione dei soggetti responsabili della commissione di reati legati all’esercizio di un’impresa non è sempre agevole, in quanto i criteri civilistici si scontrano con uno dei principi fondamentali del diritto penale, ovverosia il principio di “personalità” della responsabilità penale, sancito dall’art. 27 comma primo della Costituzione.
Tale principio, pertanto, impone di ascrivere la responsabilità penale per delitti commessi nell’esercizio dell’impresa al soggetto che, a prescindere dalla qualifica rivestita, abbia concretamente posto in essere il fatto costituente reato, eventualmente anche in concorso con altri.
Con specifico riguardo ai reati tributari, essi sono inquadrabili nella categoria dei reati c.d. propri, ossia quei reati che possono essere compiuti soltanto da soggetti che ricoprono una particolare qualifica (in tal caso, quella di contribuente).
Il criterio seguito dal legislatore è quello di ascrivere la responsabilità penale per gli illeciti tributari in capo a determinati soggetti, che sono individuati sulla base delle funzioni svolte o dei poteri esercitati e coincidenti, in sostanza, con coloro che, all’interno dell’impresa, rivestono una c.d. posizione di garanzia.
Oltre alla specifica qualifica rivestita all’interno dell’impresa, tuttavia, assumerà rilievo l’effettivo esercizio della funzione, proprio al fine di garantire il rispetto del sopra citato principio.
Tale assunto consente di risolvere anche le problematiche emerse in giurisprudenza nelle ipotesi in cui una società risulti essere formalmente rappresentata da un amministratore di diritto (prestanome), il quale in realtà, opera sotto le direttive del soggetto che effettivamente gestisce la società, pur essendo privo della qualifica di rappresentante legale (c.d. amministratore di fatto).
Quest’ultimo, infatti, viene equiparato all’amministratore formale dell’impresa in presenza di particolari circostanze tali da far emergere la concentrazione, in capo allo stesso, dell’esercizio dei poteri gestori dell’ente.
Limitandosi alla materia penaltributaria, deve comunque rilevarsi che, in linea generale, l’autore del reato tributario si identifica con il soggetto tenuto all’adempimento dell’obbligo fiscale ovvero con il rappresentante legale della persona giuridica.
Nell’ipotesi di impresa individuale, il soggetto attivo del reato è l’imprenditore che gestisce l’impresa e ne è il legale rappresentante; mentre, nell’ipotesi in cui l’attività di impresa sia esercitata in forma societaria o collettiva, l’autore del reato va identificato nel soggetto che esercita i poteri di amministrazione e di rappresentanza dell’ente, agendo in nome e per conto dello stesso.
Con la recentissima sentenza n. 11087 del 28 marzo 2022, la Corte di cassazione si è pronunciata in merito, con specifico riguardo alla responsabilità dei componenti del Consiglio di amministrazione di una società per il reato tributario di cui all’art. 2 del D.lgs. 74/2000.
La Suprema Corte, infatti, ha ritenuto che, in assenza di specifiche deleghe conferite ad alcuno dei componenti del Consiglio di amministrazione della società, gravi su tutti i consiglieri la responsabilità per gli illeciti deliberati o posti in essere dal Consiglio di amministrazione (nella specie, il delitto di cui all’art. 2 del D.lgs. 74/2000), che andranno riferiti solidalmente a ciascuno di essi.
Diversamente, quando siano attribuite specifiche materie ad uno o più amministratori, gli illeciti compiuti investono esclusivamente la responsabilità dei consiglieri ad esse delegati; è fatta salva, tuttavia, la possibilità di ritenere responsabili anche i consiglieri esenti da delega per la violazione dolosa o colposa del dovere di informazione gravante sugli stessi a norma dell’art. 2381 c.c.
In materia di reati tributari, la questione delle deleghe è particolarmente problematica, dal momento che l’imprenditore spesso si avvale di un professionista incaricato di fornirgli assistenza in materia fiscale.
Tale tematica, relativa alla responsabilità dell’imprenditore o del rappresentante legale dell’ente, viene affrontata anche nella guida operativa in materia di reati tributari, a cura dell’Avv. Fabrizio Salmi e della Dott.ssa Lorenza Concordia per Key Editore.
L’opera – a breve in uscita- costituisce una guida operativa di agevole consultazione in tema di reati tributari, corredata da schemi riepilogativi e definizioni, che si propone l’obiettivo di agevolare la comprensione della materia non solo al professionista, ma anche a chiunque abbia interesse ad approcciarsi al mondo del diritto penale tributario.
Avv. Fabrizio Salmi – Dott.ssa Lorenza Concordia