Avv. Pasquale Lattari
La Donna/ Giustizia è raffigurata anche con la Benda sugli occhi.
La benda è simbolo ex sé equivoco:
-la donna giustizia è bendata così non guarda nessuno ed è equanime ed imparziale nei suoi giudizi…. e – al contempo
– la donna Giustizia è bendata al pari di Cupido o della Dea Fortuna ed i suoi verdetti sono fortuiti e gli esiti casuali ed irrazionali. (vd particolare primavera Botticelli Cupido)
La Benda è simbolo relativamente recente. La benda sugli occhi della Giustizia compare per la prima volta solo nel 1494raffigurata nelle incisioni di Durer che accompagnavano un testo di Sebastian Brant (1457-1521) Narrenschiff (la nave dei folli) che narra di un Viaggio immaginario verso il paese della Follia in cui evidenziava vizi e umane debolezze; tra queste quelle dei giudici… e la Giustizia è raffigurata con tutti i simboli tradizionali (spada, bilancia) ma con una benda che un folle gli pone sugli occhi.
L’immagine ed il simbolo della donna/giustizia – peraltro l’Autore negli stessi anni la raffigurò con occhi grandi e sopra la media – ebbe immediato successo.
Il primo approccio fu chiaramente di valenza negativa e contrastava con la necessità che ha la giustizia di vedere bene ed attentamente: l’occhio e la vista da sempre simboleggiano la divinità (immagine occhio saggezza divina) che tutto vede… e la giustizia – primo attributo del divino – non può esserne priva.[2]
In particolare la vista simbolo di conoscenza e strumento essenziale del giudicare non può mancare ai giudici che devono avere la capacità di osservare e vedere.
Tutte le visioni della giustizia si fondano appunto sulla imparzialità del giudice: dalle antiche allegorie in cui i giudici sono raffigurati senza mani per impedirgli di ricevere doni di corruzione, per passare alla tradizione giudaica (Esodo 23 1-9 e Proverbi 28.21) ed a quella cristiana: il giudice non deve considerare altro se non la verità dei fatti (S Tommaso Summa Theol. 109, 3.2.2).
Ma la benda che impedisce la visione e che stigmatizza la cecità della giustizia umana però poteva attrarre anche la significanza simbolica dell’imparzialità e della giustizia che non deve guardare in faccia a nessuno. E così il simbolo della benda – al pari degli altri (vd articoli precedenti su donna, bilancia, spada) – ha assunto duplici – anzi opposti – significati.
L’ immagine ed il simbolo della benda attiva suggestioni ed emozioni positive e tranquillizzanti.
– La benda è simbolo di uguaglianza.
La legge è uguale per tutti si legge alle spalle dei giudici nei tribunali italiani: è il sunto del principio di uguaglianza: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 Costituzione)
La benda impedisce di fare distinzioni di trattamento: la giustizia è imparziale e non fa distinzione tra cittadini: a tutti – a prescindere dal censo e dallo status – si applica la stessa legge e lo stesso rito: la benda è simbolo di “giustezza” della giustizia…è simbolo della giustizia giusta.
– La benda è simbolo di imparzialità.
La benda preserva anche la giustizia dalle richieste e dalle tentazioni di corruzione e di parzialità che giungono da sempre dagli attori e dagli uomini di giustizia… ai giudici una giustizia quindi terza rispetto alle pretese di chi si rivolge a Lei.
Al simbolo della benda può far riferimento il nostro principio: “Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge (art.25 Cost.ne)”: nessuno può scegliersi il giudice che è incaricato per quella specifica controversia secondo criteri legali e previsti ex ante. Ed in caso di motivi che minano l’imparzialità il giudice è tenuto ad astenersi e le parti possono contestarne l’imparzialità ricusandolo con meccanismi che ne consentono la sostituzione.
–La benda è simbolo di legalità: Nessuno può essere giudicato se non per un fatto che la legge prevede come reato prima che il fatto sia commesso e nessuno può esser privato della libertà se non nei casi previsti dalla legge. (art. 25 cost.ne)
L’ immagine ed il simbolo della benda ha significati negativi ed inquietanti.
-La benda è simbolo di cecità, di parzialità o di superficialità.
La donna/giustizia bendata non vede adeguatamente e non giudica con imparzialità. La parzialità del giudice è da sempre una preoccupazione collettiva ed afferisce alla significanza della parzialità indotta dalla corruzione o dalla partigianeria ma anche derivante dall’impreparazione o dalla mancanza di cura e di attenzione dei magistrati; ed in generale da tutti gli operatori della giustizia.
-La benda è simbolo di mancanza di trasparenza e di verificabilità del funzionamento.
La benda impedisce anche di vedere all’interno del mondo della giustizia, proibisce la visione di ciò che c’è sotto la benda. [3]
La complessità delle strutture giudiziarie rendono farraginoso il funzionamento dei meccanismi giudiziari che hanno necessità di continua manutenzione e verifica. E l’errore oltrechè umano è insito nel funzionamento di strutture complesse come quella della Giustizia. (si pensi alla struttura della Polizia giudiziaria ed a tutti i numerosi agenti ed operatori che vi sovraintendono, alle strutture burocratiche delle procure e dei Tribunali in tutte le diverse e distinte articolazioni….). E tuttavia oltre agli errori giudiziari, alla ingiusta detenzione…alle conseguenze derivanti dalla stigmatizzazione dei presunti colpevoli… (foto degli indagati, conferenze stampa sugli arresti e sulle indagini…) si pensi ai pregiudizi derivanti dalla disfunzionalità delle strutture, al sovraffollamento delle carceri…etc….
-La benda impedisce di guardare la complessità della realtà: la giustizia guarda alla legge ed ai ruoli processuali e non alle persone ed al loro status.
La benda impedisce alla giustizia di vedere oltre la legge, la pena ed i ruoli processuali.
Inoltre il giudice nella sua attività astrae i fatti e la situazione concreta delle persone per inquadrarli e riportarli alle norme da applicare: dal fatto il giudice arriva alla fattispecie giuridica prevista dalla norma per poter applicare la pena. Oppure nel funzionamento del processo incasella le persone e le posizioni in ruoli processuali (reo, parte offesa etc..).
Il giudice quindi “non può” sotto questi profili indicati dare spazio alla ricchezza della vita delle persone coinvolte nel processo – con i loro status, emozioni sentimenti etc…toccati dal reato o dall’ingiustizia – né può pretendere di inquadrarle in ruoli processuali.
Quindi la Giustizia non dà spazio adeguato allo status delle persone e ne analizza solo i risvolti giuridici e legalistici né dà spazio a ciò che il processo tradizionale non può contenere: l’umanità e la relazionalità delle parti, i loro valori, sentimenti ed emozioni – specie della vittima – incisi o pregiudicati dal reato.
Ma da qualche decennio alla vittima ed ai pregiudizi che il reato ha causato – non solo sotto il profilo risarcitorio ed economico – si dedica la giustizia riparativa.
Materia – a cui dedicheremo i prossimi articoli – che proprio in questi giorni trova spazio in diverse disposizioni legislative approvate (legge 134 del 2021) a cui verrà data applicazione con decreti delegati nei prossimi mesi.
* Vd il recente G Zagrebelsky La giustizia come professione Torino 2021 pg 57 e segg.ti e P.Lattari La giustizia riparativa Una giustizia umanistica e dell’incontro Milano 2021
[2] Nelle Quaestiones de iuris subtilitatibus del XII secolo nell’Exordium si fa riferimento al Templum iustitiae ed alla Giustizia con occhi come stelle dallo sguardo ardente. S. Agostino: gli occhi sono lo strumento principe della conoscenza presupposto del giudizio (confessioni I,X 35-54).
[3] “Io vidi una donna bellissima, con gli occhi bendati ritta sui gradini di un tempio marmoreo. Una gran folla le passava dinanzi, alzando al suo volto il volgo implorante.
Nella sinistra impugnava una spada, colpendo ora un bimbo, ora un operaio ora una donna che tentava di ritrarsi, ora un folle. Nella destra teneva una bilancia; nella bilancia venivano gettate monete d’oro da coloro che schivavano i colpi di spada. Un uomo in toga nera lesse da un manoscritto: “non guarda in faccia a nessuno” Poi un giovane col berretto rosso balzò al suo fianco e le strappò la benda. Ed ecco, le ciglia eran tutte corrose sulle palpebre marce; le pupille bruciate da un muco latteo; la follia di un’anima morente le era scritta sul volto. Ma la folla vide perché portava la benda.” (Edgar LEE master Antologia di Spoon river).
Il simbolo dell’immagine iconografica della giustizia come donna bendata proprio per un’esperienza personale dell’autore viene interpretata ed “alterata” completamente.
L’esperienza lo ha indotto a tanto: da avvocato difese un giovane accusato di simpatie anarchiche e condannato a morte insieme ad altri 7 a conclusione delle manifestazioni di protesta – nell’America del 1886 – per la giornata lavorativa di 8 ore che lasciò come retaggio la festa del primo maggio ma anche l’idea che quei ragazzi fossero vittime di una vendetta di classe più che rei che meritassero tale pena.