La relazione di cura ed errore sanitario

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Avv. Michela Del Vecchio

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha messo in risalto, fra le tante criticità di sistema che la sanità è stata costretta ad affrontare ed in particolare per l’aumento del carico di lavoro (per i medici, infermieri e, in generale, operatori socio sanitari), la difficoltà di una comunicazione efficiente sia fra personale sanitario e socio sanitario stesso che nei confronti dei pazienti e dei loro familiari.

La riflessione su tale aspetto, spesso non attentamente valutato, nasce dall’evidenza degli errori che una cattiva comunicazione tra operatori può causare con conseguenze importanti soprattutto per i pazienti; errori che possono oscillare dalla somministrazione della terapia o di trattamenti scorretti, a ritardi se non, addirittura, omissioni nei trattamenti.

La legge n. 219/17 (conosciuta come legge sul consenso informato e sulle DAT) ha evidenziato d’altro canto l’importanza della relazione tra il medico e il paziente e la fiducia che quest’ultimo è chiamato a riporre sulle informazioni che riceve e sui trattamenti cui dovrà essere sottoposto.

Tale relazione, conosciuta come alleanza terapeutica o relazione di cura, coinvolge sia il paziente e il familiare di riferimento (caregiver), da un lato, sia il medico curante che la sua equipe, dall’altro, e necessita di un flusso di comunicazione che garantisca la chiara acquisizione da parte del destinatario della comunicazione stessa dell’informazione, la maturazione del convincimento della validità di tale informazione e quindi l’esternazione della volontà, consapevolmente formatasi, di collaborazione o meno nel percorso terapeutico.

La centralità della persona nel sistema sanitario, peraltro, oltre ad essere stata indicata già nella Legge 833/78 e nella successiva Legge 328/00, è il punto centrale su cui la Legge 24/17 (conosciuta come Leggi Bianco Gelli) basa la sicurezza delle cure e tale principio è rispettato (e dunque le cure sono “sicure” e si prevengono errori nel percorso di erogazione delle stesse – c.d. rischio clinico) solo se la persona/paziente è messa in grado di autodeterminarsi e di partecipare come protagonista e non mero spettatore alle cure che le vengono offerte e che dunque la persona stessa sceglie di seguire.

Una efficiente relazione di cura fondata su tali presupposti costituisce piena garanzia del diritto alla salute e il passaggio dal c.d. total pain al c.d. total care, passaggio auspicato dal legislatore in più interventi nel settore sanitario non ultimo nella stessa scelta – per le patologie cronico degenerative non curabili – di accedere ai trattamenti palliativi anche (in quanto non escluso in alcun contesto legislativo) simultaneamente ai trattamenti curativi.

La comunicazione, senza voler esaustivamente affrontarne tutti gli aspetti, è a sua volta garantita dalla qualità dell’assistenza che, in eventi come quello che stiamo vivendo e – come innanzi detto – sotto carico di lavoro degli operatori (sovente non in numero sufficiente per affrontare la c.d. emergenza), può essere assicurata solo adottando alcune “cautele” che vanno dall’utilizzo appropriato di risorse strutturali, tecnologiche ed aziendali all’organizzazione di un sistema gerarchico, decentralizzato ed orizzontale che garantisca in primis buoni sistemi di comunicazione tra medici ed infermieri.

Vanno adottate necessariamente dunque strategie per migliorare l’organico, addestramenti del personale comprendenti la gestione delle complicanze prevedibili, sistemi che migliorino lo scambio di informazioni, il trasferimento di responsabilità e la continuità dell’assistenza all’interno dell’ospedale e tra ospedale e territorio che riducano errori farmacologici ed, in alcuni casi, anche le riammissioni.

La presa d’atto che una comunicazione valida e responsabile permette una presa in carico della persona / paziente che parta dalla sua identificazione (unitamente all’identificazione stessa dei suoi bisogni) fino alla pianificazione delle sue cure, consentirà conclusivamente l’attuazione del principio consensualistico su cui si fonda l’alleanza terapeutica e l’efficienza stessa di un sistema sanitario responsabile.

 

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