In un recente viaggio fantastico attraverso la specialità del diritto penale, Michele Papa ci ha ricordato come dentro ogni parola ci sia un pozzo profondo e insondabile, un abisso di significati, alcuni evidenti, altri riflessi, altri ancora criptici.
Se è vero, come sosteneva Andrej Belyj, che la parola è il più potente strumento di creazione, occorre riconoscere come nel diritto penale siano pochi i sostantivi o gli aggettivi che condividono la forza creatrice (e immaginaria) che scaturisce dall’utilizzo delle parole “simbolismo” e “simbolico”. Una forza che tenta di estrinsecarsi anche attraverso un innumerevole ventaglio di sinonimi, come testimonia la mappatura compiuta da Sergio Bonini in La funzione simbolica nel diritto penale del bene giuridico, costretta a fare i conti con un notevole sforzo compilativo che si arresta (volontariamente) a ben 512 aggettivi; un numero anch’esso simbolico ci ricorda l’Autore, coincidente con un cubo perfetto (!).
Natura molteplice, cangiante, e dunque più che mai polisensa presenta, al di là di un significato elementare di base, il concetto di simbolico (p. 39).